Senza categoria

Restaurando per davvero si completa il mondo intero

8 Mag 2009 di PortaleRagazzi.it

 Pubblico l'articolo che mi ha spedito la 5^A della Scuola Primaria Montagnola di Firenze dopo l'esperienza dei laboratori di didattica archeologica "Picchetto l'Archeologo"

Per imparare cose importanti sui nostri antenati in questo anno scolastico abbiamo arricchito gli studi fatti in classe visitando alcuni musei fiorentini. Abbiamo ascoltato e osservato due spiegazioni sulle tecniche del restauro, la prima agli Uffizi e al Bargello, la seconda al Museo Archeologico grazie all'attività Picchetto l'Archeologo.

Nei musei visitati abbiamo osservato degli oggetti antichi provenienti dalla Toscana ed anche da altri territori bagnati dal mar Mediterraneo. I nostri musei sono ricchi di oggetti importanti perché le popolazioni che abitavano questi luoghi scambiavano le merci con altri popoli viaggiando soprattutto per mare. Dalla prima spiegazione abbiamo capito che nel Rinascimento i Medici compravano statue antiche greco-romane per sfoggiare  ricchezza, per mostrare la loro potenza e per la passione di collezionare opere d'arte. Spesso queste statue avevano solo la testa, i Medici le facevano restaurare. Abbiamo capito che a quei tempi i restauratori ed anche i committenti non volevano che si notassero i lavori di restauro sulle statue. Aggiungevano così nasi, orecchie e busti mancanti con materiali  simili e ricreando pezzi appropriati nella forma e nelle dimensioni. Un altro tipo di restauro da noi osservato è la statua di Ganimede al Bargello, da un busto greco-romano: Benvenuto Cellini, volendo fare un'opera nuova, ha aggiunto alcune parti creando una statua diversa dall'originale.

Ed eccoci all'attività 'Picchetto Archeologo'! Al Museo Archeologico abbiamo osservato in particolare oggetti di bronzo e terracotta (vasi, anfore, statue) molto belli ed interessanti! Grazie ad un'esperta che ci ha guidato nella visita sappiamo che oggi gli archeologi-restauratori mettono in evidenza le parti nuove  per distinguerle dall'originale. Non c'è più come nel Rinascimento l'impegno di ottenere un oggetto bello da vedersi, si è capito invece che l'importanza di un reperto sta nel suo significato storico.

Al Museo Archeologico abbiamo 'simulato' uno scavo archeologico e da questa esperienza abbiamo appreso che la prima parte del restauro avviene sul luogo dello scavo; di questo primo momento sono importantissimi la pulitura e il consolidamento dell'oggetto. La nostra guida ci ha spiegato che il lavoro dei restauratori consiste prima di tutto nel documentare tutte le  operazioni effettuate con disegni e fotografie iniziando dal luogo del ritrovamento. Ora sappiamo anche che il reperto prima di essere trasferirlo in un  laboratorio, dove inizierà il vero e proprio restauro, viene schedato, ovvero gli esperti che se ne occupano compilano una specie di carta d'identità, dove si riportano appunto i suoi dati e la sua storia. Arrivato in laboratorio l'oggetto viene restaurato con tecniche specifiche adatte ai materiali che lo compongono. L'esperta ha approfondito il suo discorso soffermandosi sulle fasi del restauro. Il primo momento è la pulitura che si effettua con un lavaggio per asportare la terra, mentre  le incrostazioni più resistenti si rimuovono col bisturi. L'oggetto, o i suoi frammenti, vengono poi consolidati, se necessario, con immersioni o pennellature di apposite sostanze. Se l'oggetto è in frammenti, si ricercano le parti combacianti e si procede all'incollaggio, che si esegue con collanti resistenti ma facilmente reversibili in previsione di future possibilità di smontaggio. Dopo averli studiati attentamente gli oggetti  vengono integrati, cioè si riempiendo i vuoti delle parti mancanti con materiali facilmente reversibili.

Dopo la visita al Museo Archeologico  nei giorni successivi abbiamo letto libri sull'argomento, osservato foto, visionato filmati. Noi della V°A avevamo scelto di approfondire lo studio sul restauro perché era il settore archeologico da noi sconosciuto, abbiamo così scoperto che questa attività è molto interessante, ha bisogno di tempo, pazienza e precisione.  Chissà, forse quando saremo grandi?

A cura della la 5^A della Scuola Primaria Statale Montagnola di Firenze


CONDIVIDI:

Ti potrebbe interessare anche..

Articolo successivo