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Scuola e Nuove Tecnologie

7 Feb 2011

insegnanti e pcC’è diffidenza nel mondo della scuola verso le nuove tecnologie.
La diffidenza ha due distinte cause. Innanzitutto, il timore di perdere autorevolezza per la difficoltà nella gestione tecnica dei nuovi mezzi, verso i quali gli allievi mostrano un’enorme predisposizione, concependoli come elementi “naturali” del loro ambiente di vita, da sempre presenti nelle proprie case.

In secondo luogo, perché troppo a lungo la formazione dei docenti ha insistito nel voler  colmare questo gap tecnico affidandosi a specialisti che hanno equivocato sulle competenze necessarie e cercato un’impossibile alfabetizzazione informatica; senza dubbio necessaria, ma che non richiede competenze troppo sofisticate, bensì la progressiva assunzione della logica che governa tali mezzi.
Perché questo è il punto: delle nuove tecnologie i docenti non devono recepire il perfetto funzionamento, che sarà competenza di pochi specialisti, bensì la logica connettiva e partecipativa che essi possiedono.

Le nuove tecnologie rendono più evidente ciò che in realtà già da decenni avviene nelle nostre aule. Mentre in un passato ormai lontano gli alunni – specialmente nelle prime classi della scuola primaria – arrivavano con un bagaglio di conoscenze ridotto, spesso provenendo da famiglie con genitori non scolarizzati, per cui il docente era l’unico detentore del sapere che veniva trasmesso con solerzia e paternalistica bonomia; già da anni nelle classi arrivano individui che si abbeverano a tante fonti informative, per cui la sagacia del docente consiste nella capacità di convocare e non respingere questi altri percorsi di conoscenza, nel riprenderli per farne degli alleati nella costruzione della complessa e articolata  rete di informazioni e relazioni che definiscono i nostri significati e strutturano la nostra conoscenza.

La convergenza tecnologica che oggi si realizza attraverso computer, portatili, smart phone, tablet o lavagne elettroniche – per citare il mezzo maggiormente inerente il mondo della formazione – consiste proprio nel bandire davanti a noi – tutto insieme in un unico ambiente – questa ricca tavola di potenziali competenze. Un repertorio enorme di possibili oggetti culturali (audio, video, testi, ecc.) che si dispongono per un loro uso ragionato da parte di docenti che hanno la possibilità di rispettare il loro programma acquisendo dati e informazioni in modo tale da attivare più facilmente possibili connessioni, associazioni d’idee e correlazioni da parte dei discenti: canzoni, poesie, foto, brevi citazioni.

E’ evidente che tutto ciò richiede tempo perché ci si adatti a tale logica convergente e aggregativa, perché si rafforzi la volontà di scardinare gerarchie ormai consolidatesi nei decenni, perché questa grande immaginazione venga percepita quale risorsa e non distrazione. Ma non bisogna perdere l’occasione di cogliere un passaggio fondamentale per definire nuovi metodi per la didattica che aiutano la creatività, ormai ritenuta da tutti gli esperti del settore la competenza principale da istillare in giovani studenti che abiteranno mondi dai confini sempre più mobili e costruiti sulla continua innovazione.  

Prof. Carlo Sorrentino

Ordinario di Teorie e tecniche della comunicazione di massa presso il Dipartimento di Scienza Politica e Sociologia della Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri di Firenze.
 


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