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Carta d'Identità di un Robot

18 Mag 2009

Disegno di robot per la Carta d'IdentitàNell’ambito della ricerca che l’Università degli studi di Firenze sta compiendo sull’attività del Portale Ragazzi, la Dott.ssa Carlotta Bizzarri (Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia) ha svolto, negli ultimi mesi, un monitoraggio del progetto “Progettiamo e costruiamo un robot” proposto da Portale Ragazzi su Le Chiavi della Città, per verificare il risultato del progetto in termini di familizzazione dei ragazzi con le nuove tecnologie in quanto parte della loro vita quotidiana, attraverso, però, un’esperienza nuova della robotica.

 

La prima parte del monitoraggio ha visto partecipi gli alunni delle classi 4C e 5B della Scuola Primaria “Padre Balducci” e  4A della Scuola Primaria “Giuseppe Fanciulli” ai quali è stato proposto di creare la “carta di identità” del loro robot, utilizzando sia la fantasia sia le nozioni apprese durante la costruzione e la programmazione del robot con Lego Mindstorms NXT.

La carta di identità è stato lo strumento per analizzare come gli alunni abbiano percepito la robotica in termini di identificazione e di vicinanza alla loro esperienza giornaliera. Infatti chiedendo loro di pensare al “mio robot” si è cercato di stimolare la creatività, di rielaborare alcuni contenuti appresi, ma anche di riflettere su un possibile impiego dei robot nella propria dimensione di vita e nelle proprie attività.

Ecco alcune creazioni!
(clicca al centro dell’immagine per vedere a tutto schermo)

Clicca qui se non riesci a visualizzare l’animazione

 

Dall’analisi delle 58 carte di identità è risultato che il 60% dei bambini ha disegnato robot di fantasia con sembianze prevalentemente di animali ed oggetti, mentre il 40% ha disegnato robot simili a quelli costruiti in classe o con parti di Lego NXT, con sembianze più vicine a quelle di una macchina, quindi rielaborando quanto appreso nelle lezioni. Pochi hanno conferito sembianze umane ai robot e quasi assente è stata la distinzione tra  maschio o femmina. Metà del campione ha ritratto robot da soli mentre l’altra metà con oggetti o in ambienti chiusi o all’aperto, coprendo una vasta casistica di ambienti quotidiani (la cucina, il giardino, la camera, la discoteca, il campo da calcio).  

Ad un 26% dei robot sono stati attribuiti  nomi che rispecchiano le sue caratteristiche (Soccerobot, Topino salvapersone, Bibitaroo, etc), mentre ad un altro 26% nomi inventati (Assassin, Polidron, Mairon); pochi sono stati i nomi di persona, mentre il 19% ha attribuito nomi alfanumerici, forse  ispirati da film o cartoni animati (Codice Z, Car 100,  XX0). L’età data ai robot è stata prevalentemente scelta nelle fasce di età più vicine ai bambini tra 0-5 (32%), 6-10 (26%), 11-20 (21%) come ad indicare una continuità forte tra la loro esperienza quotidiana e quella del robot. Anche i luoghi di nascita scelti rispecchiano questa prossimità, infatti si vedono prevalere da una parte Firenze e dall’altra luoghi inventati, al secondo posto città italiane e paesi stranieri ed è da notare invece come alcuni abbiano identificato come luoghi di nascita la “fabbrica dei robot”, industrie reali o inventate, l’aula di informatica, tracciando una linea di confine netta tra la propria realtà e quella del robot come oggetto inanimato, giocattolo, strumento.

Interessante è vedere le funzioni che i robot possono fare da soli o con l’aiuto dei bambini. La maggior parte ha evidenziato come funzione primaria  del robot da solo l’autonomia di movimento (camminare, correre, saltare, girare), quindi poter parlare,  avvicinando le sue funzioni a quelle dell’uomo e alle cose che piace fare ai bambini: ballare, cantare, fare sport di diverso tipo. Tuttavia non pochi sono stati coloro che hanno sottolineato la natura di supporto del robot alle attività quotidiane per fare le faccende di casa, portare oggetti, far da mangiare, aiutare nello studio e nel lavoro. Alcuni bambini, probabilmente condizionati da cartoni, film ed immaginario hanno invece sottolineato la capacita di uccidere nemici, animali, mettendo in risalto una certa violenza anche nell’approccio all’invenzione.

Invece per le funzioni che il robot può fare con l’aiuto dei bambini è emerso come questi debba rispondere ed obbedire ai comandi impartiti alla stregua della programmazione fatta con NXT in classe anche se per realizzare attività più complesse e specifiche (suonare, creare oggetti, fare giardinaggio, etc). Una buona parte ha sottolineato come il robot dovesse giocare con loro, diventando un vero e proprio compagno che, con il loro aiuto potesse far tutto quello che fanno loro. Quest’ultima riflessione ci conduce a capire l’efficacia di questo monitoraggio in termini di riflessione, attraverso un’attività divertente come quella della robotica, sia su  ciò che è stato appreso dai bambini sulla robotica e sulle nuove tecnologie, ma anche su se stessi proprio perchè le carte di identità svelano, in parte, aspetti, inclinazioni e aspirazioni dei bambini stessi.

 

Relazione a cura della Dott.ssa Carlotta Bizzarri.

 

 


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