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Il contesto storico del RosenKavalier

25 Gen 2012

Innanzitutto bisogna notare che nel Rosenkavalier viene citata la Prima Guerra Mondiale: la guerra e la sconfitta dell’impero tedesco e dell’impero austriaco (1918) provocò non soltanto un disastro economico e politico.

Il territorio dell’impero austro-ungarico fu diviso e nacquero molti stati dalla sua dissoluzione. Dal suo smembramento nacquero l’Austria (una repubblica che disconosceva la continuità con l’impero) e lUngheria (che si diede ben presto un governo ultraconservatore guidato dall’ammiraglio Horthy, ufficialmente reggente in nome di un re che non venne mai scelto). Boemia, Moravia e Slovacchia formarono la Cecoslovacchia. La Galizia venne trasferita alla Polonia e l’attuale Trentino-Alto Adige, con Trieste e la Venezia Giulia, all’Italia. Bosnia e Erzegovina, Croazia, Slovenia, e Voivodina vennero unite a Serbia e Montenegro per formare il Regno di Serbi Croati e Sloveni, in seguito Regno di Jugoslavia. La Transilvania divenne parte della Romania. Questi cambiamenti vennero riconosciuti come già avvenuti e in parte causati dal Trattato di Versailles.

L’impero austro-ungarico era stato governato dal 1848 al 1916 da Francesco Giuseppe (in Italia era affettuosamente e un po’ ironicamente chiamato Cecco Beppe); intorno alla sua figura, magro, austero, grande lavoratore, si era creata una sorta di aria di leggenda, quasi fosse il padre di tutti i sudditi. E come l’imperatore era ritenuto il capo, così tutti i sudditi erano considerati membri di una comunità:” ….

La comunità è un luogo caldo, un posto intimo e confortevole. È come un tetto sotto cui ci ripariamo quando si scatena un temporale, un fuoco dinanzi al quale ci scaldiamo nelle giornate fredde. Fuori, in strada, si annida ogni sorta di pericolo e ogni volta che usciamo dobbiamo sempre stare sul chi vive, badare bene a chi rivolgiamo la parola e a chi ce la rivolge, tenere costantemente alta la guardia. All’interno della comunità, viceversa, possiamo rilassarci: lì siamo al sicuro, non ci sono pericoli in agguato dietro angoli bui (e anzi non esistono proprio angoli bui).

All’interno di una comunità la comprensione reciproca è garantita, possiamo fidarci di ciò che sentiamo, siamo quasi sempre al sicuro e non capita quasi mai di restare spiazzati o essere colti alla sprovvista. Nessuno dei suoi membri è un estraneo. A volte si può litigare, ma si tratta di alterchi tra amici e tutti cerchiamo di rendere la nostra integrazione ogni giorno più lieta e gradevole. … In secondo luogo, in una comunità possiamo contare sulla benevolenza di tutti. Se incespichiamo e cadiamo, gli altri ci aiuteranno a risollevarci”. Una citazione un po’ lunga, da un  testo che non parla dell’impero austro-ungarico o di Vienna, ma che analizza le sensazioni che gli uomini e le donne provano quando si immaginano una COMUNITA’: lo studioso Zygmunt Baumann sembra parlare di Vienna e dell’impero.


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