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Collezionando la Scienza. Collezione di oggetti: una riflessione filosofica e sociologica

15 Mar 2010

    

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    Siamo all’ultimo tempo: si avvicina il traguardo(il 21 aprile per le Scuole secondarie di II° grado e il 10 maggio per le atre classi). Il tema “Collezionando la Scienza” offre uno spunto di riflessione ampissimo, spesso sollevato anche nel campo della filosofia, della sociologia e della psicologia. Interessante è il libro “Il sistema degli Oggetti” di Jean Baudrillard (Reims, 20 giugno 1929 – Parigi, 6 marzo 2007), filosofo e sociologo francese che nei suoi lavori ha costantemente manifestato un elevato interesse per il rapporto uomo e oggetti.

 

In questo testo l’autore prende in considerazione il sistema degli oggetti anche nell’ambito della collezione e differenzia questi oggetti da altri facendo riferimento al fatto che l’uomo esprime una “passione per la funzionalità” o una “passione della proprietà “degli oggetti. Nell’esempio del frigorifero, l’uomo non aspira alla passione della proprietà ma ricerca essenzialmente la funzionalità nel produrre freddo. Al contrario in altri oggetti, come quelli di una collezione, dice l’autore: “il possesso non coinvolge uno strumento, che rinvia al mondo esterno, ma coinvolge l’oggetto astratto dalla sua funzione e divenuto relativo al soggetto“. Nel loro insieme, gli oggetti posseduti, indipendentemente dalla loro funzionalità, producono un sistema nel quale “il soggetto cerca di ricostruire un mondo, una totalità privata“; questo è quello che prima di tutto prova il collezionista, che non raggruppa oggetti per la loro funzionalità ma per la “passione della proprietà“.

Ogni oggetto può assumere due funzioni: “l’essere pratico” cioè la sua funzionalità o scopo d’uso da parte dell’uomo; “l’essere posseduto” e quindi l’averlo nella propria sfera di vita per criteri puramente soggettivi. Il primo diventa “macchina” e il secondo “oggetto da collezione“, con un rapporto reciprocamente inverso: tanto più l’oggetto è considerato macchina e tanto meno è oggetto da collezione e viceversa. Nel caso di “oggetto da collezione” questo non è più tale in relazione alla sua funzione ma “è qualificato dal soggetto” in base alla passione della possessione. Questo porta l’oggetto a perdere la propria individualità ma ad entrare nell’ambito di un sistema di oggetti che Baudrillard identifica come “serie di oggetti, …, che diventa progetto compiuto“, quello che in museologia è compreso come criterio di raccolta od oggetto della collezione. L’autore, quindi, concretizza la definizione di collezione, sulla base di quanto ora premesso: “soltanto un’organizzazione più o meno complessa di oggetti che rimandano l’uno all’altro determina il singolo oggetto in un’astrazione sufficiente perché possa essere recuperato dal soggetto nell’astrazione vissuta, cioè nel sentimento  di possesso.” La funzionalità di ogni singolo oggetto della collezione è sostituita da un insieme di valori differenti (di carattere sociologico, storico, culturale e scientifico) che vengono determinati dalle relazioni con gli altri oggetti della collezione stessa, secondo criteri soggettivi del collezionista. Come riporta l’Autore, e ripreso da Maurice Rheims in La Vie éntrange des objets, “il gusto della collezione è una specie di gioco passionale“, un gioco che arriva ad assumere anche caratteri così estremi da sembrare talvolta follia: mania del collezionista. Questo gioco induce il collezionista a spingersi sempre più oltre per completare la propria collezione; un gioco che non deve però aver fine, cercando di aver sempre oggetti da trovare e da raccogliere per ampliare, ma mai completare, la propria collezione: il completamento della collezione significa la morte del collezionista in quanto tale.

Questo rapporto tra collezionista e collezione è fondamentale e deve esser sempre presente nella valutazione e nella valorizzazione di ogni collezione. Questa, per ogni collezionista, diviene “specchio” dove “le immagini che riflette si susseguono senza contraddizioni. È uno specchio perfetto, perché non riflette immagini reali, ma desiderate“. Attraverso la collezione si può assorbire lo spirito del collezionista, che “in realtà colleziona sempre il proprio io“; la serie di oggetti della collezione risulta essere “costituita da una successione di termini, il cui elemento finale  altri non è che il collezionista. E reciprocamente la persona del collezionista diventa se stessa solo sostituendosi a ogni elemento della collezione“. Il collezionista si riflette nella sua collezione e così si fa vedere agli Altri, entra in comunicazione con il resto dell’umanità, inviando messaggi contenuti nei singoli oggetti e nelle relazioni tra gli stessi.

L’uomo ha un termine, fa parte del decorso naturale della sua vita, per questo Baudrillard si domanda “se la collezione nasce per essere finita“?

Se la risposta fosse affermativa, con la morte del collezionista, la collezione rimarrebbe priva di significato, cesserebbe la sua comunicazione; risulterebbe uno sforzo inutile, una ricerca di eternità che il collezionista attiva ma che è destinata a fallire.

La non finitezza della collezione è il suo punto forte; esistono sempre altri oggetti che la completano e la arricchiscono di messaggi e significati sulla spinta del messaggio originario impresso dal collezionista, basta che qualcuno, dopo di lui, raccolga la serie di oggetti e, nello spirito originario, ne perpetui l’esistenza. Ecco il compito del Museo: farsi portatore del messaggio della collezione attraverso la ricerca, la tutela e la valorizzazione degli oggetti che compongono la serie non finita della collezione.

 

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